In occasione della sua prima personale tenutasi alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto, ha inaugurato un nuovo filone rappresentativo che ha ad oggetto la vita dei marinai dell’Adriatico di inizio novecento. Basandosi sul voluminoso repertorio fotografico esistente, affascinato dagli sgargianti colori delle lancette, ma ancora di più dallo spettacolo del mare brulicante di vele e delle spiagge brulicanti di vita, l’autore riesce a trasmettere non quel senso di melanconica nostalgia inevitabile quando si realizza qualcosa a scopo commemorativo. Nei suoi acquerelli viceversa c’è la celebrazione di quella società e di quel modus vivendi.
Innanzitutto, l’artista riesce a tradurre, rispetto alle lancette, la sua modalità di vivere il rapporto con la barca, che non è un oggetto ma un compagno di viaggio in grado, se ben condotto, di regalare miglia. Nei suoi quadri così le lancette diventano cose vive che collaborano e convivono nello stesso spazio (la spiaggia) degli esseri umani, e pur essendo su piani prospettici diversi, appartengono ad un unico quadrato aureo che coinvolge tutto l’insieme.
La ricerca artistica, volta ad una resa sempre migliore non solo di qualità estetica ma anche e soprattutto di spessore morale, giunge ad uno “sguardo” d’insieme che racchiude mare, spiaggia, case e persone in un volo planare, come di gabbiano, e immortala una danza di vele e colori che popola la curva del mondo, fornendo all’osservatore il respiro universale di chi dall’alto guarda, comprende e partecipa, ma allo stesso tempo è in grado di distaccarsi da ciò che è basso e volgare per ritrovare la bellezza e la grazia delle cose e delle persone.







